Descrizione
Démodé è qualcosa fuori moda. Ma anche qualcuno può esserlo, e lo è perché non segue le mode, i cliché, i luoghi comuni, non si lascia sedurre dalle facili sirene dell’up-to-date, effimere e a scadenza limitata e che investono idee, linguaggio, maniere di comportarsi e di vestirsi, arte, cibo e così via.
Come dire: le mode passano, ma il démodé resta, per cui, a esempio, una pagina scritta dal démodé oggi potrebbe esser letta sia da un redivivo ottocentesco, sia da un nascituro del terzo millennio, e ambedue la troverebbero a loro contemporanea proprio perché libera dalle dittature dell’attualismo, deperibile come tutto ciò che è transitorio.
Lo sguardo critico del démodé tratteggia in questo libro profili di principesse e di principi romani, napoletani, di Sicilia e d’Europa, intrecciandone l’impareggiabile allure sovranamente démodé con l’allure altrettanto memorabile e fuori moda del popolo minuto, e ne intesse i destini in un unico arazzo dove si intramano storia dell’arte e filologia, esegesi e mostre a New York, letteratura, arte dei giardini, poesia americana, collezioni degli zar, ricevimenti vaticani, grande cinema di grandi registi, piccole storie pensate come fossero siparietti di teatro leggero e altro ancora.
Nella sequenza che ne deriva la serietà del lavoro intellettuale non è tuttavia mai arcigna o compassata o sussiegosa, ma si stempera nell’eleganza di sommesse e educate interiorità o nel morbido flusso di lievi ironie e disincantate autoironie, per consegnare al lettore un mondo talmente démodé da indurre a esser quasi certi che mai passerà di moda.
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