Descrizione
di Elena Varotto e Francesco Maria Galassi
Quest’opera presenta al pubblico dei lettori italiani, specialisti e semplici curiosi, l’affascinante storia dell’antropologia forense, disciplina scientifica resa famosa in anni recenti da numerosi romanzi e serie televisive, ma ancora troppo poco compresa nella sua natura contemporanea e accademica, finendo spesso fraintesa per l’antropologia biologica lato sensu o la obsoleta antropologia criminale.
L’antropologia forense è, invece, la scienza che, utilizzando anche metodi propri dell’antropologia biologica, ha come principale obiettivo l’identificazione positiva, in contesto giudiziario, di un soggetto la cui identità è sconosciuta, a partire dall’analisi dei suoi resti mortali.
Contrariamente a quanto da molti ritenuto, l’antropologia forense non è figlia degli ultimi decenni o del solo secolo scorso, bensì essa abbraccia, col suo percorso tortuoso e articolato, un lungo arco secolare che condurrà il lettore a riscoprirne le basi nel mondo classico, ellenico e romano, e nel medioevo, tanto europeo quanto orientale, sino alla sua definitiva consacrazione come materia accademica nel XIX secolo.
L’opera di Varotto e Galassi presenta, problematizzandoli alla luce delle fonti disponibili, importanti paradigmi antropologico- forensi nei casi storici, tra gli altri, di Mitridate VI del Ponto, di Giulio Cesare, di Lollia Paolina, di Carlo il Temerario, di Maria Antonietta, di Napoleone IV e di Adolf Hitler. Una riflessione sullo stato dell’arte e sulle future prospettive dell’antropologia forense in Italia conclude il volume.
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